II 30 gennaio del 1944 in una fredda mattina milanese 605 ebrei vennero trasferiti dal carcere di San Vittore alla Stazione Centrale: al livello sotterraneo sul cosiddetto binario 21 li attendeva un treno merci dove furono caricati tra violenze e latrati di cani.
All’arrivo ad Auschwitz-Birkenau, avvenuto il 6 febbraio, 477 di loro furono uccisi immediatamente nelle camere a gas e poi bruciati nei crematori. Dei sopravvissuti a questa prima selezione solo 20 tornarono alla fine della guerra.
Il catalogo che accompagna la mostra “30 gennaio 1944, Convoglio RSHA, Milano-Auschwitz” organizzata dall’Associazione Figli della Shoah, ci racconta la storia di queste 605 persone, la cui età andava da 1 a 88 anni.
Tra esse Liliana Segre – allora tredicenne, sopravvissuta al padre con il quale venne deportata e oggi preziosa testimone di quei fatti – e Sissel Vogelmann, di 8 anni, deportata con i genitori, uccisa all’arrivo con la mamma e divenuta un simbolo della Shoah italiana.
PAROLE CHIAVE
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