Navi della speranza – Aliya Bet dall’Italia 1945-1948

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Una mostra, un catalogo (con didascalie in italiano e in inglese), che raccontano come l’Italia aiutò molti sopravvissuti alla Shoah a ricominciare a vivere. Alla fine della guerra, fra il 1945 e il 1948, partirono dalle sponde del nostro Paese dirette in quello che di lì a poco sarebbe divenuto lo Stato di Israele, delle “carrette del mare” cariche di uomini, donne e giovani ebrei giunti in Italia con l’aiuto dei soldati della Brigata ebraica e delle associazioni ebraiche.
ISBN | 978-88-97350-39-2 |
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Sottotitolo | Aliya Bet dall'Italia 1945 – 1948 |
Autore | AA.VV |
Edizione | Prima edizione |
Anno di pubblicazione | 2018 |
Pagine | 176 |
Formato | 16,5 x 23,5 cm |
Disponibile in | versione cartacea |
Una mostra, un catalogo (con didascalie in italiano e in inglese), che raccontano come l'Italia aiutò molti sopravvissuti alla Shoah a ricominciare a vivere. Alla fine della guerra, fra il 1945 e il 1948, partirono dalle sponde del nostro Paese dirette in quello che di lì a poco sarebbe divenuto lo Stato di Israele, delle "carrette del mare" cariche di uomini, donne e giovani ebrei giunti in Italia con l'aiuto dei soldati della Brigata ebraica e delle associazioni ebraiche.
La mostra e il suo catalogo (articolato in 9 sezioni), ripercorrono attraverso una serie di fotografie dell’epoca questa migrazione verso la Palestina, allora protettorato britannico, ponendo in particolare l’accento sul ruolo dell’Italia per gli oltre 250.000 ebrei in fuga dall’Europa orientale: Paese di rifugio e “Porta di Sion” verso la Terra Promessa.
Tra gli episodi narrati dal percorso espositivo la vicenda di La Spezia: per sei settimane tra aprile e maggio 1946, un migliaio di profughi rimase bloccato nel porto della città; iniziò così uno sciopero della fame per ottenere dal governo inglese le autorizzazioni necessarie per l’approdo in Palestina.
L’esposizione, curata da Rachel Bonfil in collaborazione con Fiammetta Martegani, è giunta in Italia per concessione del Museo Eretz Israel, che ha ospitato la mostra a Tel Aviv nel 2016 con il titolo “In risposta ad un Capitano Italiano” - dall’omonima poesia di Nathan Alterman - visitata in quell’occasione anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Gli ebrei superstiti della Shoah raggiungevano la Palestina a bordo di piccoli pescherecci; oggi i rifugiati tentano di raggiungere l’Italia su imbarcazioni di fortuna alla ricerca di un futuro migliore. Per questo, la mostra rappresenta un’opportunità per tutti per riflettere su come educarci a combattere l’indifferenza.”(Roberto Jarach, Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano)
“A 80 anni dalle Leggi Razziali e 80 anni dalla Conferenza di Evian, vogliamo ringraziare l’Italia per aver aiutato gli ebrei in un momento in cui, come disse Chaim Weitzman «sembra che il mondo si divida in due zone: in una gli ebrei non possono vivere, nell’altra non possono arrivare»” ha aggiunto la Vice Ambasciatrice di Israele in Italia (Ofra Farhi, addetto culturale dell'ambasciata israeliana in Italia)
"C’è tanta vita, in questa storia che lega l’Italia e Israele. Due sponde dello stesso mare, tanti destini che la storia ha fatto incontrare e unito in un modo tutto speciale. C’è tanta vita e c’è soprattutto la voce migliore dell’umanità: la capacità di capire dove sta la giustizia e di agire di conseguenza, sotto la guida della compassione.
Alla fine della Seconda guerra mondiale l’Italia torna alla vita dalle ceneri del fascismo. È un Paese devastato, ma la sua gente ha la rara virtù di saper riconoscere chi è stato trattato ancor peggio dalla Storia. E invece di chiudere gli occhi si rimbocca le maniche e si mette all’opera.
Quella della Aliyah Bet, dell’assistenza ai sopravvissuti dai campi di sterminio, della collaborazione all’immigrazioni clandestina, del calore che i profughi – adulti e bambini – hanno ricevuto in Italia fra il 1945 e il 1948, è una storia straordinaria. Fatta di tante cose diverse, tutte davvero stupefacenti: coraggio e solidarietà, giustizia e intraprendenza. In quegli anni l’Italia diventa “porta di Sion” come luogo non solo di transito ma anche di rifugio, accoglienza. E teatro dove l’etica migliore, quella che arriva dritta dal cuore, si trasforma in coraggio di agire.
È una storia straordinaria che unisce per sempre i nostri due Paesi, ma soprattutto i loro popoli. È una storia straordinaria perché comincia proprio là dove finisce quella buia che mai sia accaduta. È una storia indimenticabile che, proprio come l’Italia 'porta di Sion' si apre davanti agli occhi e al cuore di chi la guarda." (Elena Loewenthal)
Memoriale della Shoah di Milano
PAROLE CHIAVE
Migrazione ebraica, Palestina, Israele, Medio Oriente, Navi della Speranza, sopravvissuti alla Shoah, Brigata ebraica, Aliya Bet,
RASSEGNA STAMPA
15,00€
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Categorie: Cultura ebraica, Fotografia, MEMORIALE DELLA SHOAH, Politica internazionale, Saggistica, Storia contemporanea, Testimonianza
Tag: Aliya Bet, Brigata Ebraica, Israele, Medio Oriente, Palestina, Porta di Sion, Storia, catalogo, memoriale della shoah di Milano, migrazione, mostra fotografica, navi della speranza